Scavare nei propri linguaggi per ricomporli in una nuova fatidica partitura e la dorsale del dicibile pittorico e del dicibile scultoreo che Ariel Soulé e Simon Toparosky combinano e scandagliano. Un’avanguardia dello sguardo che scompone la realta in frammenti e dilata in forme nuove all’immaginario. Cosi i due artisti decostruiscono le letture canoniche, cambiando i territori entro cui lo spettatore e abituato ad approcciare gli spazi mentali di pittura e scultura. Evita’s Perfect Fall e anche il perfetto, arbitrario resoconto di una vicenda storica, l’uscita di scena di Eva Peron, rappresentato come un poema lirico dove simboli e allegoria, vale a dire dove significazione e rappresentazione riproducono un rapporto tra sensibile e intelligibile. La proprieta essenziale tra questa forma di rappresentazione rimane quella di produrre qualcosa di unitario e di in-diviso. Cio che la ragione analitica, rappresentata dalla forma della scultura, e la ragione sintetica data dal contesto astratto della pittura, riuniscono, sono caratteri particolari in vista della formazione di un concetto interpretativo. In Evita’s Perfect Fall agiscono come lampo che illumina, ad un
tratto, un luogo oscuro che subito dopo e inghiottito dalla notte. Del resto tutta la vita, e la morte, di Evita, partecipano attivamente all’articolazione del personaggio archetipo del mistero attraverso la dicotomia logos-mithos. Tema perfetto per l’opposizione che l’opera pittorica di Soulé e quella scultorea di Toparovsky rappresentano, compenetrandosi e dando origine a una lettura che si colloca nell’istantaneo. Una dinamica che cade dritta dal fondo oscuro del pensiero, nel nostro occhio. Una tonalita contingente che e anche la progressione di una serie di momenti: una intuizione che si realizza con immediatezza. Pittura e scultura finalmente insieme. Compenetrate. Forma e Pensiero astratto, caratterizzati dalla riunione dei contrari, accordati e compresenti nella loro irriducibilita essenziale. L’unita e abolita e mantenuta. Da questa caratteristica ne discende un’altra che non riguarda piu il sintetismo proprio della pittura e della scultura, ma il fatto di essere in perpetuo divenire. Quante storie e quante interpretazioni nasconde ancora la perfetta caduta di Evita di Soulé e Toparovsky?
Gianni Donatelli
professore della filosofia del linguagio, Politecnico di Milano